Il Dio Kronos e la percezione della perdita del tempo
L’uomo moderno crede di perdere qualcosa – il tempo – quando non fa le cose in fretta; eppure non sa che cosa fare del tempo che guadagna, tranne che ammazzarlo…”
E. Fromm

Il tempo è uno degli archetipi che oggi tendiamo ad offendere, distorcendolo con una eccessiva velocità e vivendo in uno stato continuo di “urgenza”.
Lungo la nostra vita compiamo un Viaggio, fatto di esperienze che viviamo giorno dopo giorno.
Siamo spesso terrorizzati dalla vecchiaia e tendiamo a rifuggirla, per rimandare il più possibile la morte che così tanto ci terrorizza.
La vecchiaia, il cui archetipo è il Senex, ha bisogno di di lentezza, di ascolto, di rispetto; noi invece spesso tendiamo a nasconderla e negarla.
Tendiamo a riempire il tempo e lo spazio, non pensando che non se ne ha poi più a sufficienza, con relativi sentimenti di ansia e angoscia.
E allora quanto è importante rispettare il tempo, per poter attraversare spazi sconosciuti, talvolta essere disorientati o addirittura sconfitti, rallentare, fermarsi, per poi trovarsi a riflettere su noi stessi, a cosa mai viste o mai pensate di noi: e si arriva così alla trasformazione, con fatica, e a volte paura.
Il pane ad esempio, ha bisogno degli ingredienti, farina, acqua, sale e lievito, ma anche di calore e tempo per lievitare e dare luogo alla propria trasformazione.
Non tutti gli essere umani però, riescono a compiere la loro trasformazione.
Nella prima parte della propria vita, secondo Jung, l’uomo è impegnato nel costruirsi un ruolo sociale, è impegnato in sfide lavorative, è in competizione con gli altri per raggiungere uno status, si forma una famiglia.
Dopo i 40 anni, “nel mezzo del cammin di nostra vita”, come diceva Dante Alighieri, l’uomo, e il suo archetipo dell’Eroe, inizia a mettere in discussione la propria vita, entra nella “selva oscura” e inizia il proprio viaggio nel proprio “inferno”: ciò che sembrava chiaro ora non lo è più.
Compaiono sintomi di ansia, angoscia, disagio, che indicano il bisogno di un cambiamento. Per affrontare il cambiamento, è necessario attraversare con coraggio terre sconosciute e affrontare mostri e ombre, e non è cosa da tutti non farsi spaventare e non retrocedere. L’analisi accompagna i pazienti in questo viaggio.
Secondo Jung ciò che cerchiamo, il nostro vero Sè, è già dentro di noi, la nostra totalità è già in noi, ma servono solitudine e silenzio per sentire noi stessi e non farsi distrarre.
La trasformazione permette di ricordare il passato, ciò che ci è successo, riconoscerlo e anche risperimentarlo, ma non avendone più paura, avendolo “visto” e “conosciuto” meglio, per poterne far tesoro per il futuro.
Questo è il modo per uscire dalla nevrosi, in cui il tempo presente dà spazio al passato e lo consegna ad un tempo futuro: ciò che è bloccato nel passato (nevrosi) viene così liberato.



