Autore: Ilenia Corradin
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23 novembre 2022
“Mi ricordo ancora quando ho conosciuto Claudio, era bello, gentile, attento e possessivo. Mi diceva “Tu sei mia”, quanto mi sentivo importante, era proprio come l’avevo sempre sognato. Eravamo sempre più innamorati, lui voleva stare sempre con me, anche se poi avevo sempre meno spazi per le amiche e anche per me, ma in fondo è cosi che si comportano le persone innamorate. Abbiamo iniziato a litigare per cose futili, ma per lui erano importanti e me lo gridava in faccia quanto fossi stupida a non capirlo, e pian piano ho capito che lo ero davvero, aveva ragione. Poi un giorno ho proprio esagerato, ho detto una cosa molto stupida e mi ricordo ancora quello schiaffo…il rumore, ha fatto male..mi sentivo molto umiliata. Ne sono poi seguiti tanti altri, sempre perché io parlo troppo, sono stata stupida, l’ho detto ancora, dovevo tacere. Non erano gli schiaffi che facevano male..era piuttosto l’idea di valere così poco, di meritarmi quello che stava succedendo. E poi ho sempre pensato che lui fosse cosi, ma mi amava, ho iniziato a sperare che un giorno potesse cambiare. Questo giorno non è mai arrivato, gli schiaffi sono diventati calci e pugni e io avevo sempre più paura…finché un giorno ho detto BASTA!” Quando parliamo di femminicidio e di violenza più in generale ci riferiamo a una violenza agita sulle donne da parte di uomini in nome di una credenza di origine patriarcale, dove l’obiettivo è quello di annientare l’identità dell’altro, generando insubordinazione e assoggettamento, fino ad arrivare alla schiavitù e alla morte. Chi si trova in una posizione sottomessa (spesso la donna, ma ci sono anche frequenti casi in cui sono uomini) arriva sempre più a perdere la propria autonomia, indipendenza anche economica, la libertà di scelta, e a dipendere in vari aspetti dal partner, che avrà sempre più potere. Ci sono diverse forme di violenza che vanno da quella fisica, volta a far male e a spaventare, a quella psicologica, con insulti, ricatti, umiliazioni, volta a ledere l’identità della persona. Questo tipo di violenza viene spesso nascosta, sottostimata o non riconosciuta e ha un carattere ricorsivo in un crescendo di gravità: per la vittima diventa un susseguirsi di umiliazioni, vessazioni, che possono includere insulti personali (“Non capisci niente”, “sei stupida”), svalutazioni legate ai ruoli sociali (“non vali niente come moglie/compagna/madre”), svalutazione dei risultati conseguiti, ridicolizzazioni in pubblico, controllo generalizzato (delle mail, social, telefono, controllo delle spese), accuse e attribuzione di colpe da parte dell’abusante rispetto ai comportamenti da lui a giti (“è colpa tua se faccio così”, “se tu fossi diversa questo non accadrebbe”) e minacce di ripercussioni su di lei o su persone a lei care qualora la vittima non obbedisse. La violenza sessuale prevede l’imposizione di pratiche e/o rapporti indesiderati attraverso l’utilizzo della forza o attraverso ricatti mentre quella economica, prevede che la donna non abbia il permesso di essere indipendente e pertanto sia costretta a rimanere col partner perché non riesce a mantenere sé stessa e i figli. Le persone che subiscono da tanto tempo abusi e violenze arrivano a sviluppare una alterata percezione di sé e delle proprie risorse personali, portandole a pensare di non essere in grado di diventare indipendenti sia psicologicamente che economicamente; viene lesa l’integrità della loro identità. Lenore Walker parla di Ciclo della violenza come di un vortice in cui la donna viene inghiottita composta da 3 fasi principali. La violenza si manifesta per gradi: all’inizio tutto è bello e normale, poi iniziano episodi che colpiscono l’autostima della partner e questa tende ad essere accondiscendente per evitare l’escalation della violenza, ma la conseguenza è che nell’uomo si radica il diritto di reagire con la violenza. La seconda fase è quella della “esplosione o aggressione” dove l’aggressore perde il controllo e agisce violenza fisica, spesso accompagnata da quella sessuale per sottolineare il proprio potere e predominio; la donna tende a non reagire poiché si rende conto che se reagisse le cose potrebbero peggiorare. La terza è la “Luna di miele” dove l’aggressore, in modo molto manipolatorio, si scusa e si dice pentito. In questa fase spesso le donne cedono o tendono a ritirare la denuncia o la richiesta di separazione, salvo poi ricadere nuovamente nel ciclo della violenza. Ma che caratteristiche psicologiche hanno le vittime di violenza? Le dinamiche vanno ricercate in ambito familiare e sociale, in particolare si è visto come le donne vittime di femminicidio tendano mettere in atto l’ “incapacità appresa”, ovvero chi è ripetutamente esposto ad una punizione da cui non ha vie di fuga, tende a non assumere il controllo del proprio comportamento anche quando ne avrebbe la possibilità, mia continuano a pensare che non ci siano alternative. L’alternanza dell’abuso fa si che le donne non affrontino il problema, considerando l’abuso una eccezione in un rapporto percepito complessivamente come positivo. Gli uomini che agiscono violenza sono persone prepotenti, possessive ma anche molto insicure, che hanno talmente paura dell’abbandono da provare panico che si traduce in violenza. Secondo Elbow ci sono 4 tipi di aggressore: Colui che teme che la propria autorità e dominio siano messi in discussione e pretende un controllo totale sugli altri; Colui che non contempla l’altrui autonomia che percepisce poi come una possibilità di essere abbandonato Colui che deve sempre avere conferme e qualsiasi critica è vissuta come un attacco alla propria autostima e reagisce in modo violento Colui che vive in simbiosi con la partner e la minaccia di perderla significa perdere una parte di sè. Le conseguenze della violenza possono essere devastanti; si è verificato che i maltrattamenti familiari sono paragonabili negli effetti psicologici ai disastri naturali, alle guerre e ai sequestri di persona. Le vittime posso sviluppare non “solo” ansia, vergogna paura, ma hanno anche un rischio 5/6 volte superiore di sviluppare depressione, possono sviluppare un vero e proprio Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD) e hanno il rischio dalle 2 alle 6 volte superiore di sviluppare un cancro alla cervice uterina. Inoltre secondo la University College di Londra, i bimbi esposti a violenza domestica mostrerebbero gli stessi cambiamenti, a livello cerebrale, dei veterani di guerra. Solo poco più dell’11% elle donne denuncia il proprio aggressore anche a causa dell’isolamento sociale e solitudine in cui vivono. I dati ISTAT ci dicono che il 31,5% ( 6 milioni 778 mila) delle donne tra i 16 e i 70 anni hanno subito una forma di violenza Il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subito violenza fisica e il 21% (4 milioni 520 mila) ha subito violenza sessuale Il 5,4% (1 milione 157 mila)ha subito uno stupro (652 mila) o un tentato stupro (746 mila). Nel 2022 ad oggi ci sono state “solo” 48 vittime di femminicidio: 1 donna ogni 6 giorni muore per la violenza che proviene da un uomo. Cosa fare dunque? La prima cosa non è attivare le forze dell’ordine, bensì contattare un Centro Anti Violenza (numero 1522) in modo da avere una rete di supporto per essere aiutate e sostenute.